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- In piedi, nuda, per quattro ore nella stanza di un aeroporto, offesa e maltrattata: lo ha denunciato ieri una donna di origini somale, italiana da oltre vent’anni, ma l’episodio risale al 21 luglio scorso, quindi a più di due mesi fa e la versione della donna viene smentita dalla polizia. Così, dopo il cinese aggredito due giorni fa sempre a Roma, e mentre nelle strade della capitale appaiono delle scritte antisemite contro Anna Frank, il mondo politico si divide su questo nuovo episodio che l’opposizione considera l’ultima di una serie di aggressioni razziste.
«Sono rimasta scioccata, non me lo aspettavo» e «sono stata in piedi quattro ore nuda, soltanto con il reggiseno addosso», racconta Amina Sheikh Said che il 21 luglio scorso ha denunciato di essere stata maltrattata nell’aeroporto di Ciampino, mentre tornava da Londra con i suoi nipotini. Dopo essere stata accusata di aver rapito i bambini, è stata «offesa e discriminata» e le è stato detto che era considerata un corriere della droga. Racconta di essere stata insultata, le avrebbero detto: «Guarda questa pazza negra, mò ti meniamo»; «Se non fai quello che ti diciamo, ti mandiamo al centro di igiene mentale»; «Sei nera dentro e fuori».
«Sono in Italia dall’84 e una storia di razzismo come questa non mi era mai capitata», spiega Amina. «Ieri abbiamo sporto denuncia - ha detto il suo legale Luca Santini - contro ignoti alla Procura della Repubblica di Roma per perquisizione arbitraria, minaccia e violenza privata, ingiuria con l’aggravante dell’odio e della discriminazione razziale. Ci costituiremo parte civile».
La versione delle forze dell’ordine è un po’ diversa. Nel corso dell’identificazione della donna, proveniente da Londra, sarebbero emersi al controllo precedenti di polizia in materia di droga e per resistenza a pubblico ufficiale. Il personale di controllo decise così di procedere ad una verifica sul bagaglio e sulla persona. Al momento della perquisizione, eseguita dal personale femminile della Polizia e della dogana, la donna si sarebbe privata degli abiti che indossava gettandoli addosso agli operatori dello scalo e rimanendo solo con il reggiseno. E si sarebbe rifiutata di rivestirsi anche quando poi si era deciso di trasportarla in ospedale per verificare con un esame radiologico che non avesse sostanze stupefacenti nascoste.
L’esame fu negativo, Amina non aveva nulla di nascosto e i bambini erano realmente suoi nipoti. A questo punto ha deciso di denunciare quanto è accaduto ed è di nuovo scontro politico. I radicali presenteranno un’interrogazione parlamentare sulla vicenda mentre il presidente della Camera, Gianfranco Fini, chiede di «vigilare su forme anche latenti di xenofobia. Di fronte al rischio che i nostri cittadini nutrano un sentimento di pregiudizio, che è l’anticamera del razzismo, la politica più sbagliata che si possa scegliere è quella del lassismo».
(LA STAMPA.it)
Di fatto la reazione del nostro Maroni è stata questa:
Maroni ha spiegato che alle accuse dalla signora somala «le forze dell'ordine reagiscono come si conviene con una querela per calunnia e con la costituzione di parte civile del ministero dell'Interno per tutelare il buon nome delle forze di polizia italiana».
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